Il “FOLKLORE DYNAMICS” dei Vidavè alla Biennale

Matteo Vignali e Noemi Dalla Vecchia, duo VIDAVÈ, portano alla Biennale di Venezia Folklore Dynamics, un'indagine coreografica tra dialetti, memoria e collettività.

MATTEO VIGNALI È UN DANZATORE DI STREET DANCE E DANZA CONTEMPORANEA, CHE DOPO AVER FREQUENTATO L’AMBIENTE HIP HOP ITALIANO PER MOLTI ANNI DECIDE DI AVVICINARSI ALLA COREOGRAFIA. NOEMI DALLA VECCHIA È INVECE UNA DANZATRICE DI DANZA CONTEMPORANEA FORMATASI CON UNO STUDIO PRE ACCADEMICO CHE NEL 2015 SI DIPLOMA PRESSO L’OPUS BALLET DI FIRENZE DOVE ENTRERÀ IN COMPAGNIA. INSIEME SONO VIDAVÈ E COME TALE IL 30 LUGLIO DEBUTTERANNO IN PRIMA ASSOLUTA ALLA BIENNALE DI DANZA DI VENEZIA CON LO SPETTACOLO “FOLKLORE DYNAMICS”, IL CUI PROGETTO È RISULTATO VINCITORE DEL BANDO NAZIONALE PER LE NUOVE COREOGRAFIE. LI RAGGIUNGIAMO TELEFONICAMENTE DURANTE UN MOMENTO DI PAUSA DALLE PROVE.

Folklore Dynamics è un inno alla memoria che si inserisce in una linea di ricerca che vi vede impegnati in uno studio della lingua parlata e sul suo rapporto con il corpo. Mi raccontate come nasce l’idea?

“Siamo in una fase della nostra carriera in cui sentiamo la necessità di protestare e di gioire al tempo stesso. Quando abbiamo pensato ai dialetti italiani quali oggetto di ricerca per una nuova creazione, abbiamo pensato che potesse ben raccontare questo nostro desiderio senza doverci privare della sperimentazione che cerchiamo all’inizio di ogni nostra nuova produzione. Attraverso le lenti del sistema di analisi del movimento LBMS (Laban Bartenieff Movement System) abbiamo analizzato trenta macro gruppi dialettali su base geo-linguistica e molteplici danze popolari italiane, attraverso sia l’osservazione del movimento che l’ascolto della parlata di tanti diversi dialettofoni. Ne sono emerse interessanti caratteristiche espressive e contenuti che abbiamo riassunto in brevi ritratti di movimento per delinearne o enfatizzarne i tratti somatici, con cui successivamente abbiamo iniziato a costruire i dialoghi coreografici della creazione. I dialetti, ma in senso più ampio il folklore italiano, sono diventati per noi una lente d’ingrandimento sulla situazione socio-politica dell’occidente, una riflessione sulla divisione tra ottimismo e pessimismo nel futuro delle persone, uno statement contro il potere politico, ma soprattutto un inno alla collettività e ai valori di un’umanità sempre più lontana da noi. Conoscere il folklore del paese in cui viviamo significa valorizzare e comprendere un ricco patrimonio culturale che ci permette di ricostruire un rapporto con gli altri più consapevole, senza subire l’influenza del capitalismo cognitivo”.

Lo spettacolo nasce da un bando lanciato dalla Biennale per una nuova coreografia. L’idea coreografica è nata in questa occasione o l’avevate già nel cassetto? E quanto è importante per due coreografi come voi questa partecipazione?

“Quella che ora è una produzione teatrale di 50 minuti, in principio era un’idea di creazione da inserire nel progetto Spoken Dance, già formato dai duetti Stimmung e Figure Coreografiche, in cui io e Noemi abbiamo sintetizzato il lavoro somatico e artistico di quattro anni di sperimentazione tra voce e corpo, linguaggio parlato e linguaggio di movimento. È un progetto che sentivamo necessario per poter continuare il nostro percorso coreografico con un’identità più chiara, almeno per noi. Folklore Dynamics doveva essere un ulteriore esperimento facente parte di questo contenitore, ma poi quando è arrivato il premio abbiamo capito che portava con sé un messaggio più importante della ricerca stessa. In quanto coreografi sentiamo molta responsabilità nel portare una nostra produzione all’interno del contesto internazionale di Biennale Danza 2024, ma contemporaneamente siamo onorati di poter condividere la nostra ricerca di movimento attraverso nuove idee che oscillano tra il mimo e il rituale, in una città come Venezia. Spesso abbiamo cercato di intuire come il direttore Wayne Mc Gregor e il suo staff avessero potuto scegliere il nostro progetto su base prevalentemente scritta, ed il nostro sesto senso ha pensato che il titolo che avevano dato a questa edizione del festival, We Humans, fosse una perfetta sintesi di ciò che anche noi volevamo implicitamente sottolineare con il nostro spettacolo, ovvero l’importanza dei valori umani”.

I testi sono in collaborazione con Mariateresa Sartori, linguista, artista visiva e del suono. Come nasce questa collaborazione?

“Siamo stati sempre fan di Mariateresa e dei suoi lavori sonori, lei è un’artista italiana unica e straordinaria. Abbiamo danzato molto la sua opera ‘Il suono della lingua’ in cui vengono manipolati i testi di poesie pronunciate da 11 diverse voci, ognuna appartenente ad una specifica lingua, con lo scopo di creare un’esperienza sonora che va aldilà della comprensione linguistica. Per Folklore Dynamics abbiamo prevalentemente scritto noi i testi che sono presenti come registrazioni all’interno dello spettacolo, ma il lavoro di Mariateresa combinato a quello dell’attore Gustavo Frigerio, è stato artisticamente una scoperta ed è un grande valore aggiunto al nostro processo creativo”.

Siete artisti associati di Dancehauspiù di Milano e di Movimento Danza di Napoli, una realtà del Nord e una del Sud. Come sono nati questi rapporti?

Abbiamo collaborato moltissimo fino al 2024 con queste due realtà e vorremmo continuare a collaborare con loro nel futuro prossimo, anche se proprio quest’anno abbiamo ufficialmente e legalmente costituito la nostra compagnia/associazione. DancehausPIÙ è uno spazio di ricerca per il mio personale lavoro di insegnante che mi permette di dare forma, corpo e spazio alla ricerca di movimento insieme a giovanissimi danzatori professionisti e che poi integro anche nel lavoro coreografico di VIDAVÈ insieme con Noemi – dice Matteo – Movimento Danza è un sostegno artistico duraturo per la nostra ricerca coreografica grazie anche al premio Residanza concessoci nel 2022 con la creazione Figure Coreografiche. Tutt’ora entrambi sono istituzioni e punti di riferimento importanti per il nostro presente e per il nostro futuro”.

In quattro anni avete macinato soddisfazioni. Avete già un sogno nel cassetto?

“Il vero sogno è quello di avere una nostra compagnia”.