Il suo nome è Zoe Pia, ha 38 anni ed è una musicista di Mogoro, un paesino vicino a Oristano. Nel 2017, dopo la pubblicazione di “Shardana”, suo album d’esordio, è stata definita un’innovatrice della musica sarda. L’anno dopo ha fondato il festival “Pedras et Sonus”, una delle più importanti manifestazioni jazzistiche italiane, a cui sono seguiti altri due festival: Little Jazz e Jatzilleri.
Che cosa è successo in questi 7 anni?
“Dopo l’uscita di Shardana sono successe tante cose tutte importanti. Ho potuto partecipare a numerosi jazz festival nazionali e internazionali, condividendo i suoni della mia terra e ho vissuto emozioni fortissime vedendo realizzato uno dei miei sogni. Così, nel 2018, il coraggio e l’amore per la mia isola, e l’incontro con Paolo Fresu, mi hanno portata a voler intraprendere la via del Pedras et Sonus Jazz Festival.
Dal 2017 ho avuto tante esperienze professionali internazionali, sino ad arrivare alla residenza artistica a Toronto nel giugno 2024, grazie al progetto AIR promosso da MIDJ, in collaborazione con SIAE e il Ministero degli Affari Esteri. Dal 2021 ho cominciato a collaborare con la pianista Cettina Donato e nel maggio 2023 è uscito il nostro album MITO per l’etichetta AlfaMusic di Roma.
Dal 2022 ho iniziato a suonare in solo e nel maggio dello stesso anno è iniziata la collaborazione con i Tenores di Orosei Antoni Mili. Nel luglio 2024 è uscito l’album Improvisations & Textures, realizzato con il contrabbassista italo-canadese Roberto Occhipinti per l’etichetta Modica Music.
Nel 2022 e 2023 sono stata anche direttrice artistica e project manager del Maggio Rodigino, il festival dei festival della città di Rovigo, focalizzando l’indirizzo nell’ambito green e della gender equality.”
Quando ha compreso che la sua strada sarebbe stata quella della musica di ricerca e di sperimentazione?
“Sin da piccola, quando ero al Conservatorio di Cagliari, mi divertiva tantissimo l’esplorazione di nuovi linguaggi e la multidisciplinarietà, e ho avuto la fortuna di trovare docenti di ampie vedute che mi hanno aiutato a coltivare i miei interessi. Uno degli eventi più importanti a cui partecipai fu Nora Sonora, una composizione creata da Alvin Curran in un progetto del docente Elio Martusciello, che ci portò a essere 200 esecutori di un’opera.”
Ha dichiarato qualche tempo fa, che per innamorarsi della Sardegna, sua terra d’origine, ha dovuto provare il lancinante dolore che prova un emigrante.
“Assolutamente sì, è un dolore che provano la maggior parte dei sardi che emigrano. Secondo me è così perché la Sardegna è un’isola lontana. Pensi che risultiamo essere una popolazione indigena.”
Ad un certo punto della sua vita ha incontrato Mats Gustafsson. Quanto è stato importante questo incontro?
“È stato come un rito di iniziazione. Ho avuto l’onore di essere stata scelta per una produzione artistica italo-svedese, in cui lui arrivava con il progetto FIRE ORCHESTRA, e da lì ho conosciuto una nuova dimensione di vita che mi ha portata poi a voler sperimentare una dimensione binaria che ci vede protagonisti del progetto RITE.”
Se non fosse nata in Sardegna la sua carriera sarebbe andata avanti in maniera diversa?
“Non riesco a immaginarmi in un altro luogo se non in Sardegna. Probabilmente non avrei nemmeno avuto una carriera artistica, chissà.”